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venerdì 24 luglio 2009

Tre mesi, tre giorni, tre anni.

Qualcuno diceva che tre mesi sarebbero volati, che sarebbero sembrati tre giorni, vedrai, e infatti eccoci qua. E' arrivato il momento dei saluti, non credo che avrò tempo per scrivere ancora. Ormai mi ci sono affezionato, a questo blog, che da qualche tempo annovera fra i suoi lettori anche una scrittrice portoghese che vuole imparare l'italiano, sissenhor! E' per questo che ho usato il verbo annoverare, Marta.

Promemoria: cancellare tutti i commenti di Gianni.

In realtà, dicevo, tre mesi mi sono sembrati molto di più. Tante cose non ve le ho raccontate: l'emozione di vedere Praça do Commercio per la prima volta dopo 80 giorni, le feste Erasmus a casa di Lara, Xabier che attraversa una strada di quattro metri senza traffico in 15 minuti, il corridoio di casa trasformato in una metropolitana e le pareti della cucina in una grande lavagna:

scoprire che dopo due anni il buco all'orecchio non si era mai chiuso, i pasteis de Belem, il viaggio a sud con una giornalista, una scrittrice, un mago, un cameraman e un montatore video per girare un documentario su uno scout che tanti anni fa era entrato in una grotta e non è più tornato, la fortezza di Sagres a picco sul mare:

e le piscine di Matosinhos, cenare sette volte di fila in un ristorante di pesce, conoscere una fiorentina che vuole aprire un bar per donne con problemi di circolazione.

Posso continuare: le lenticchie di Amanda, la porta della cucina che sbatte dieci volte al secondo, i Joaquinsinhos, in quindici con tre bagni, la tosta mista, stare sul tram aggrappato alla prima cosa che ti capita perchè l'autista fa le gare con un collega mentre davanti a te c'è una ragazza meravigliosa e tu ti domandi che cazzo ci fai abbracciato a un'obliteratrice, Caparica con lo stesso vento cane che ti infila la sabbia anche nel cervello, un portiere d'albergo molto simpatico -la colazione si fa dalle 5 alle 7:30 di mattina, mi raccomando! (conosco uno che ci aveva creduto...)-, le piastrelle della metro a Parque, chili di tortillas, il cane maledetto che piscia sempre nell'ascensore, le telefonate inutili perchè tanto non le paghiamo, la signorina Rottermeier, i corrimano rossi delle case popolari -meu deus!-, las bolachas de chocolate...

Basta mi fermo, sui biscotti del caro Joseba, dolce ricordo, molto dolce, perchè per raccontarvi la storia di tre mesi, che sono sembrati tre giorni, ci vorrebbero tre anni.

Sempre vostro,
fino al prossimo viaggio
Guss

mercoledì 15 luglio 2009

Una giornata tipo - Capitolo II: dalle 13 alle 18:30

Allora, dov'eravamo... mi sembra che stavamo pranzando... Sì infatti, Joseba taglia la cipolla, butta la pasta, eccetera...
Bene. Mentre mangiamo, alle 13:10 circa arriva Sarah (che qui scriverò con l'acca, l'altra volta me la sono dimenticata e si è offesa parecchio). Arriva Sarah e inizia a tagliare le melanzane. E' così: Amanda mangia solo sardine, Sarah mangia solo melanzane. Il motivo è che Federica - che vive in camera con lei e che per questo chiamiamo anche Federica di Sarah (ma c'è da dire che anche Sarah la chiamiamo Sarah di Federica e Federica a volte la pronunciamo Federicah perchè è toscana) - dicevo il motivo è che Federica ha fatto la spesa al Guinness dei Primati, è tornata a casa con una melanzana da 7 kili e mezzo per cui da un mese vanno avanti con quella.


Il nostro menu invece è molto vario: pasta con tonno - sempre un grande classico -, pasta con tonno e salsa di pomodoro, pasta con wurstel e cipolla, pasta con pomodori freschi e tonno, pasta con tonno e cipolla, tonno con pasta, pizza surgelata del Pingo Doce, tortillas spagnole con patate e cipolla, tacos, e a volte quando vogliamo fare i salutisti ci mettiamo anche un po' di maionese.

Alle 13:30 circa facciamo il caffè - abbiamo solo una caffettiera gigante da 6 persone, molto pratica - e alle 14:00 io esco per tornare al lavoro in ritardo.

[Ho dovuto rimuovere alcune parti del blog - come questa - poi vi spieghero' il motivo...]


Sempre Vostro,
Guss.

martedì 14 luglio 2009

Bei momenti


Nella vita di ogni uomo ci sono delle cose da evitare se possibile. Una di queste è fare una gita in macchina con un gruppo di donne. Un'altra, ma più dolorosa, è fare una gita in macchina con un gruppo di donne e non guidare. La terza è andare a Porto per il weekend con un gruppo di architetti molto appassionati, e tu non sei architetto.

Lo scorso weekend sono stato in gita a Porto, in macchina, con un gruppo di donne architette. E non guidavo.

Ma prima di raccontarvi questa esperienza straziante devo ringraziare di cuore i comici Valeriani-Fanti-Barducci che stanno animando piacevolmente il mio blog. Ho un messaggio privato per Gianni, che vi pregherei di non leggere se non siete Gianni: ce la fai a non inviare tutti i messaggi due volte santo cielo? Lo so che con quelle dita non è facile ma Andrea ce la fa... prova a usare il mignolo quando digiti. Grazie.

Torniamo alle cose drammatiche.
Sarò breve perchè ripercorrere certi momenti non è facile. Qui ricorderò soltanto la visita ai parcheggi sotterranei - e sottolineo parcheggi sotterranei - della Casa della Musica di Rem Koolhaas e la gita alle scale di cemento delle case popolari di Alvaro Siza (le foto le ha fatte Sara ma non le metterò sul blog perchè sto cercando di mantenere un certo decoro) dicevo le scale di cemento che per un caso fortuito ho evitato perchè ero tornato in albergo a chiaccherare col portiere. Della Casa do Chà - sempre di Siza - abbiamo visto il retro e un po' dell'interno spiando dai vetri perchè era chiusa. Bei momenti. Purtroppo non c'è stato tempo sufficiente per visitare la casa natale di un'amica di Eduardo Souto de Moura, la strada dove una volta Souto chiese una sigaretta a uno che passava e la casa natale di quel tipo che passava.

Ora vi lascio perchè sono distrutto dal dolore.
Vado a piangere in camera per la seconda volta da quando sono a Lisbona.

Sempre vostro,
Guss

venerdì 10 luglio 2009

Fim de semana.


Atè a segunda!!!
Guss

mercoledì 8 luglio 2009

Una giornata tipo - Capitolo I: dalle 8:15 alle 13:00.

8.15 : suona la sveglia. In realtà suona un'ora prima, quando fanno colazione Xabier e Joseba "B" perchè la mia camera è quasi dentro alla cucina e odora sempre di sardine e tortillas spagnole... Quando mi siedo a tavola c'è Joseba "A" che mangia latte e Nesquik e Nica che si sta spalmando la marmellata di morango -non so cos'è- sul pane. Dopo cinque minuti arriva Pablo e si mangia un'arancia.

Questo è il secondo turno delle colazioni, dopo di noi ci sono Erika Sara e Ina (3° turno) e Federica e l'altra Sara (4° turno). Amanda non so se fa colazione perchè si alimenta solo di sardine.

Comunque. In casa abbiamo toccato punte di quindici persone, i turni sono stati anche di più.

9.05: Joseba "A" ed io usciamo. Fermata obbligatoria in contemplazione estatica davanti alla vetrina della parrucchiera gnocca sotto casa, poi ci incamminiamo verso la fermata di Picoas. Spesso ci sono macchie di sangue sul marciapiede. Nell'attesa della metro facciamo conversazione in portoghese: abbiamo sviluppato una capacità impressionante nel combinare gli stessi 20 vocaboli per formare frasi sempre diverse.

9.20: Ci salutiamo. Io arrivo a Saldanha, dove lavoro, mentre scendo dalla metro ci diamo appuntamento alle 13:00 a casa per il pranzo. Atè logo, bom trabalho!
9.30: Varco la soglia del palazzo al 23 di Av. Duque d'Avila, saluto Antonia la portiera che ultimamente mi attacca delle pezze allucinanti e mi racconta la vita della sua famiglia risalendo di generazione in generazione fino alle guerre di indipendenza. Entro in ufficio e c'è già il grafico. Magliettina e golfino leopardato. L'ho guardato in faccia un paio di volte in due mesi, sta dietro ad uno schermo di Macintosh di 2 metri quadri. Parentesi su Beactive: lo studio è una figata. Ci sono tre montatori video, un tecnico del suono, il grafico, due giornaliste che non sto a ripetere che sono super-gnocche, due produttori, una scrittrice e il direttore.

Bene. Di mattina si lavora duramente.

[Ho dovuto rimuovere alcune parti del blog - come questa - poi vi spieghero' il motivo...]


Alle 12:30 esco e chiamo Joseba. Decidiamo per telefono cosa mangiare e siccome lui arriva a casa prima di me ma non sa cucinare, gli dico cosa deve fare (Ndr: il telefono non lo paghiamo): entao, taglia la cipolla a pezzettini, sbatti due uova, aggiungi il pepe, rosola il bacon, un po' di panna... sì bravo, adesso butta la pasta... e quando arrivo a casa è pronta la carbonara.

Fine prima parte.

A vag a lèt.
Guss